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“Nel mondo nulla di grande è stato fatto senza passione”
(Georg Wilhelm Friedrich Hegel)

Spesso ci chiedono:
Come abbiamo iniziato ad allevare? come è nato il nostro amore per il dobermann?
Una grande passione, condivisa e trasmessa nel tempo ai nostri figli Augusto, Stefano e Gabriele.
Tutto ebbe inizio circa cinquant’anni fa, quando decidemmo di spingerci all’estremo nord della Francia per acquistare un esemplare femmina di dobermann, quale regalo di nozze per un amico.
Walkierié de la Moliere, così si chiamava, in realtà non usci mai dalla nostra famiglia, tanto ci affezio-nammo a lei; ci conquistò già durante il viaggio di ritorno. Walkierié diventò la prima campionessa dell’appena nato “Allevamento del Verdiano”.
Da quel giorno ogni momento è stato dedicato a loro.
Nel nostro trascorso è inevitabile cogliere una vita di sacrifici, fatta di vacanze mancate, dell’odore del cibo a bollire alle 4:30 di mattina, di migliaia di chilometri in giro per l’Europa (che iniziavano all’uscita dall’ufficio il venerdì sera, e terminavano davanti all’ufficio il lunedì mattina). E, poi, di notti insonni a vegliare un parto, di corse in clinica veterinaria, di sofferenza e pianti per una perdita, ogni volta come se fosse la prima (l’unica cosa per cui non esiste assuefazione).

Certamente i successi hanno aiutato: sono state conferme, esortazioni a continuare. Veder ricompensato il nostro impegno ci ha spinto a dare sempre il meglio, a voler fare sempre qualcosa in più. Ma il risultato di una competizione è solo la ciliegina finale. Lo abbiamo sempre vissuto come un momento simbolico: la vera gioia arriva solo quando sai di aver agito al meglio, per loro prima di tutto, per il loro benessere oltre che per la tua professionalità.

Nostra personale convinzione è sempre stata quella di non mirare al singolo successo, cosa che po-trebbe essere di per se fortuita, ma di forgiare qualità del dobermann riconoscibili e riconducibili all’allevamento secondo la nostra visione.
Un palmares di 250 titoli di campione, con più di cento soggetti Del Verdiano e Di Stefusto, potrebbe pure ritenersi un record, ma rappresenta per noi la conferma che l’obiettivo è stato presumibilmente raggiunto, che la traccia di questo cammino, guardando indietro, è visibile.
E non solo…
L’essere stato definito uno dei padri del dobermann “moderno”, fissando all’inizio degli anni settanta una linea di demarcazione tra questo e quello che si può oggi considerare il suo antenato, è un grande riconoscimento.
Moltissimi sono gli allevatori che hanno iniziato ad allevare cominciando da nostri soggetti; e questo ha permesso di ampliare l’attività di selezione, di poter lavorare al meglio sulla razza, raggiungendo gli enormi risultati, oggi tangibili, di bellezza ed affidabilità.
L’aver trasmesso questa passione ai figli e ai nipoti, che condividono lo stesso impegno e la stessa de-dizione, conferma che alla base di tutto deve esserci anche una sorta di predisposizione, un dono.

Ma, come detto, c’è qualcosa che va oltre. Il risultato più grande arriva quando le persone riconoscono in un “nostro” dobermann un quid che fa dire a distanza, con certezza: “quello è un cane di Rosi”.
Ogni soggetto, passato e presente, nato dal nostro allevamento, ha un segno distintivo, una sorta di marchio di fabbrica… individuabile in quello sguardo profondo, vivo e franco, che ti cattura l’anima.

QUARANT’ANNI DI DOBERMANN

Dall’incontro casuale con il dobermann alla decisione di dedicarsi con passione alla selezione di questa magnifica razza: Augusto Rosi, dell’allevamento di Stefusto, ci spiega come Walkierie de la Moliere, la prima dobermann arrivata in casa Rosi, abbia rappresentato l’inizio di un’avventura che dura tuttora

Testo di Lorena Quarta

Non è una novità dell’ultima ora che i dobermann di casa nostra rappresentino la punta di diamante dell’allevamento mondiale, e che gli allevatori «seri» continuano a lavorare e selezionare per produrre soggetti di qualità. È il caso di Augusto Rosi, dell’allevamento di Stefusto a Campegine, nel Reggiano, con cui abbiamo fatto un’interessante chiacchierata.
Spesso si decide di allevare grazie a un incontro del tutto casuale con esemplare di una determinata razza. È state così anche per lei?
«Direi proprio di sì, l’incontro è stato del tutto fortuito: circa 40 anni fa i miei genitori acquistarono un dobermann presso un allevamento francese, come regalo per un amico. In realtà quell’amico non ebbe mai quel dono, perché durante il viaggio di ritorno si resero conto che Walkierie de la Molière, così si chiamava, entrò a far parte della nostra famiglia, e con lei cominciammo la nostra avventura nel mondo agonistico.»
Dopo Walkirie quali sono i soggetti che ricorda con maggior soddisfazione?
«Dopo Walkierie (Ch. Riproduttrice e Italiana) sono arrivati Droll dei Piani di Praglia (Ch. Riproduttore e Italiano) e Dobra del Verdiano (Ch. Riproduttrice e Italiana), da quest’ultima è nato Thomas del Verdiano che, oltre ad aver vinto tutti i titoli più prestigiosi (Ch. Riproduttore, Italiano, Mondiale, Francese e Belga) ha saputo dare una svolta fondamentale allo standard della razza, diventando il punto di partenza dei primi allevamenti della razza in Italia. Sono poi arrivati tanti campioni, clicca qui e visita la nostra pagina.»
Portate ancora avanti la selezione del dobermann con i due affissi, di Stefusto e del Verdiano?
«Sì, ancora oggi portiamo avanti l’allevamento con i due affissi “Stefusto” e “Verdiano”; non vi è una ragione precisa nell’aver ripreso l’affisso del “Verdiano”, se non quella di riaccendere la memoria nei confronti di un affisso storico che ha rappresentato la nascita del dobermann in Italia.»
Nell’allevare il dobermann prevale l’orgoglio di produrre cani con un proprio “marchio di fabbrica” o la voglia di attingere a sangue nuovo?
«Allevamento significa selezione e, questa, non può avvenire senza apertura mentale, superamento dei propri egoismi e del proprio egocentrismo. Ovvio che ogni allevatore abbia il proprio “marchio di fabbrica”, riconoscibile in determinate caratteristiche (ad esempio nell’espressione o nella ricorrenza di particolari pregi), ma ad un allevatore ottuso od incompetente può accadere solo un evento fortunato…»
Il dobermann oggi è lontano mille miglia dal cane killer degli anni ’70: è merito anche degli allevatori che hanno saputo fare una selezione non solo dei cani ma anche dei proprietari?
«In diverse occasioni ho ribadito l’impossibilità di selezionare l’acquirente; quasi quarant’anni di esperienza consentono di dimostrare statisticamente come la prima valutazione sul cliente sia stata frequentemente smentita. Come il cane anche l’uomo ha una sua evoluzione; molti li ho visti crescere e maturare il loro rapporto con il cane, mentre altri hanno semplicemente mutato i loro interessi e le loro passioni con la rapida superficialità che sempre più si addice al nostro tempo… »
Da diversi anni l’allevamento di Stefusto conta su un proprio Centro di addestramento: come è nata questa esigenza?
«Il Centro Addestramento è nato proprio per rispondere alle esigenze di chi è chiamato ad integrare il proprio cane nella moderna società. Società che ha dovuto, forzatamente, imporre regole sempre più rigide di convivenza con l’animale, richiedendo ad ogni proprietario il rispetto del vivere civile e la sicurezza per chiunque vi abbia a che fare. Il “cane da cortile” di quasi mezzo secolo fa non esiste più; oggi è sempre più presente nei centri cittadini, nei condomini, frequenta luoghi e mezzi pubblici, è notevolmente aumeutato il suo assoggettamento a molteplici fattori di stress. Nel nostro centro cinofilo vengono forniti gli strumenti necessari per consentire al proprietario di “relazionarsi”, anzitutto, col proprio cane e, di conse-guenza, col mondo esterno; da qui si parte, per arrivare, eventualmente, ad intraprendere un percorso agonistico che spesso affascina ed appassiona anche chi, inizialmente, non ne aveva conoscenza.»
ZTP: quanto giudica importante questa prova nella selezione della razza e, ancora di più, la figura del Riproduttore selezionato?
«Lo Ztp ha costituito uno strumento fondamentale nel recupero caratteriale del dobermann verso gli inizi degli anni Novanta; contando sul momento favorevole dovuto all’incremento di iscrizioni nella razza e il conseguente aumento di affissi, l’AIAD (Associazione Italiana Amatori Dobermann), con ammirevole impegno ed attivismo è riuscita a creare un’insperabile coesione tra allevatori, proprietari e associazione stessa, riuscendo a rendere condivisibili gli obiettivi necessari per far conseguire al dobermann i notevoli progressi morfologici e (soprattutto) caratteriali, oggi più che evidenti. Questi risultati sono il frutto di grande volontà e passione ma sarebbero in parte vanificati se non condotti da profonda competenza da parte di chi, da diversi anni, detta le linee guida nell’allevamento. Ciò che ha portato l’allevamento italiano ad essere il punto di riferimento nel mondo trova, a mio parere, giustificazione in una non comune capacità: quella di riconoscere per tempo i rischi evolutivi della razza. Mi spiego: ogni caratteristica ha un peso relativo sul singolo soggetto, ma questa può avere una manifestazione più o meno marcata all’interno della razza, acquisendo peso assoluto. Prendere coscienza del rischio di una eventuale “contaminazione” genetica di un difetto fino ad allora “contenuto”, ha permesso di riportare celermente alla norma il problema, evitandone la cronicizzazione. In altri Paesi, così come in altre razze, situazioni di questo tipo sono state affrontate nel solo momento della palese e non più trascurabile evidenza, ritardandone il rientro alle successive generazioni. Ritengo che questo sia il grande merito dei vertici AIAD che, proprio grazie a strumenti come ZTP e Campionato Sociale, sono riusciti a controllare e indirizzare la razza verso un’encomiabile eccellenza morfo-caratteriale.»
Dobermann e orecchie: oggi il divieto di taglio è un dato di fatto, ma qual è la sua opinione? Come vede un doby a orecchie integre e quanto tempo ci vorrà prima che la selezione garantisca orecchie ideali?
«Conformemente al nostro essere “italiani furbetti”, abbiamo per qualche tempo tentato di “ammorbidire” il divieto con certificati e stratagemmi vari. Ho l’impressione che anche gli ultimi irriducibili, prima che la vicenda assuma connotati grotteschi, stiamo ormai rassegnandosi all’inevitabile.»
A distanza di venti anni (5139 i cani iscritti nel 1998) la razza si è decisamente ridimensionata fermandosi a circa 1.300 lo scorso anno, come mai questo calo? È andato, perlomeno, a vantaggio della qualità?
«Crescite e cali nelle iscrizioni hanno sempre avuto un andamento ciclico, vittime delle mode e, come ora, delle congiunture economiche. L’incremento delle iscrizioni dovrebbe solitamente consentire un allargamento della popolazione sulla quale l’allevamento opera, favorendo il conseguente aumento delle “combinazioni” possibili. Incremento della popolazione significa anche acceleratore generazionale, che consente di accorciare i tempi di attesa dei risultati genetici. L’allargamento deve portare novità, onde evitare di chiudere l’allevamento in una spirale negativa e, mi ricollego a quanto sopra, in questo giocano nuovamente ruolo fondamentale allevatori capaci e organi direttivi efficienti.»

 

 

 

PER NON DIMENTICARE...
Il nostro allevamento è stato, all’inizio degli anni settanta, tra i fautori dello sviluppo e diffusione di questa splendida razza in Italia.
Con Thomas del Verdiano si è segnata una linea di demarcazione importante, imprimendo nella sua discendenza linee di armonia ed eleganza allora inesistenti.

42-Dobermann anni settanta

Dobermann anni ’70

43Thomas del Verdiano

Ch Thomas del Verdiano

Da nostri soggetti di rilievo sono nati allevamenti italiani come Campovalano con BOYDIAMOND DEL VERDIANO, di Villa Castelli con VERDIANA NONA DI GRUMA, Del Littorio con HALS DEL VERDIANO, Di Fiorsilva con GAUL DI STEFUSTO, Dei Sauli Grimaldi con FARIDA DI STEFUSTO, Del Cesenate con ODETTE DI STEFUSTO, etc…
Con questi ed altri nostri soggetti vantiamo tutt’oggi diversi primati:
HALS DEL VERDIANO è stato il primo dobermann in Italia a conseguire lo ZTP
VERDIANA NONA DI GRUMA è stata la prima dobermann italiana ad insignirsi del titolo di Bundes siegerin in Germania
FALETTE DEL VERDIANO: prima dobermann italiana IDC siegerin
EXPO’ MONDIALI DI MADRID 12/06/1983 – rientro in patria con 4 campioni mondiali: GRETA DI STEFUSTO, TAMARA DI STEFUSTO, MATHIS DI STEFUSTO, CHRISTOPHE DI STEFUSTO
ODETTE DI STEFUSTO: Campionessa d’Europa 1990 e campionessa mondiale IDC 1991
PINO DI STEFUSTO: Campione italiano di Lavoro ENCI 2004 (solo 3 dobermann negli ultimi 22 anni).
                                                                                                                                                        …. stay tuned…