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WORKDOGS intervista STEFANO ROSI

 

Da quanti anni si dedica a questa razza?

Posso affermare di esserci cresciuto in questa razza in quanto la mia famiglia cominciò ad allevare dobermann nel lontano 1970, ragion per la quale non è passato giorno senza la loro costante presenza.

 

Una convivenza forzata?

Assolutamente no, ho sempre avuto libertà di dedicarmi alle passioni che via via si alternavano in gioventù ed in particolare al ciclismo,cui ho dedicato con dedizione la mia adolescenza. Tornare dagli allenamenti quotidiani o da lunghe trasferte di preparazione significava ritrovare un sguardo familiarmente accattivante pronto ad accoglierti ed a liberarti momentaneamente dalla fatica e dai pensieri.

 

E quando ha deciso di entrare “attivamente” nella passione di famiglia?

Liberato dagli impegni sportivi ho seguito dapprima i miei genitori nelle mostre di bellezza che ci portavano settimanalmente in giro per l’Italia e per l’Europa; successivamente ho avuto modo di conoscere e frequentare l’ambiente dalle prove di lavoro che, in brevissimo tempo, mi ha affascinato e coinvolto, ritrovandovi quelle caratteristiche di competitività tipici dello sport da cui provenivo in cui i risultati non possono che arrivare da abnegazione, perseveranza e spirito di sacrificio nell’allenamento…

 

Con quale cane ha iniziato a frequentare l’ambiente dell’addestramento?

Al tempo stavo crescendo una femmina di dobermann di nome Zakimort di Stefusto, buona promessa dell’allevamento. Dopo ottimi riscontri nelle diverse mostre in classe giovani si presentò la necessità di superare le prove di ZTP e SCHI per il proseguimento della carriera nelle classi adulte.

Sino ad allora tutti i soggetti di punta dell’allevamento erano condotti nelle prove di lavoro da mio padre Cristiano o mio fratello Augusto ma, trovandomi con maggior tempo a disposizione, decisi di dedicarmi personalmente alla preparazione di Zaki.

 

Come ha trovato questa esperienza?

Certamente non facile dall’inizio ma senz’altro stimolante per le continue novità che tale disciplina presenta e, in particolare, per l’evoluzione dei risultati che crescono proporzionalmente all’esperienza acquisita, alla sensibilità maturata ed al rafforzarsi dell’intesa con il proprio cane.

 

Quindi non si è accontentato di quanto necessario per Zaki?

Assolutamente. Zaki raccoglieva eccellenti risultati in bellezza (camp.ssa Sociale AIAD) ma contemporaneamente proseguivo la sua formazione in lavoro cercando di attenermi alla convinzione di famiglia sull’inscindibilità, nella selezione, tra morfologia e carattere. Ho portato Zaki al conseguimento dell’IPO III ed in questa classe ho con lei partecipato a diverse prove per circa un paio d’anni ottenendo vari successi.

E da lì….

E da li tutto cominciò… Lasciata Zaki a riposo mi sono immediatamente dedicato alla crescita di giovani soggetti dell’allevamento cercando, ove possibile, di portarne avanti almeno una coppia per volta, al fine di massimizzare l’impegno che il lavoro comporta.

Così facendo la carriera agonistica ha avuto una rapida ascesa:

Vittoria ai campionati italiani AIAD in IPOI e IPOII con Olten del Verdiano e Gighen Von Warringhof  e successiva convocazione in nazionale per ben 3 volte ai campionati mondiali in Slovacchia, Austria e Germania (quest’ultima con vittoria della squadra italiana).

Bei ricordi personali anche i successi al memorial Carmelo Sesto e il trofeo Bende a Verona.

 

Non risulta già sufficientemente impegnativo un solo soggetto?

E’ vero, ma ogni attività richiede metodo e rispetto dei tempi (ad esempio di recupero) e lavorare consecutivamente soggetti con attitudini “diverse”  in momenti di preparazione “diversa” mi permette di restare aperto e sereno mentalmente portandomi ad analizzare ed organizzare il lavoro in modo oggettivo, rispettando i tempi che ogni atleta richiede, non stressato dalla pressione di raggiungere in fretta gli obiettivi rischiando di compromettere tutto il lavoro a monte; non nego, per questo, che la concentrazione debba essere ancora maggiore.

 

E a parte questo vantaggio “psicologico”?

Anche dal punto di vista pratico il carico di lavoro con più soggetti è meno che proporzionale a quanto richiesto con uno solo; l’impegno vero nelle piste, ad esempio, non risiede nel tracciarne una o più di una, quanto nella preparazione dell’attrezzatura (abbigliamento, oggetti, premi …), nella ricerca dei terreni e, non ultimo, negli orari. Dedicando diverse sere a settimana per recarmi in centri addestramento lontani anche qualche centinaio di km per 10/15 minuti effettivi di allenamento tra obbedienza e difesa (ovviamente in fase di “mantenimento”) tendo ad ammortizzare tempo e viaggio massimizzando il tempo di “mio” lavoro su più soggetti piuttosto che cercare di farlo “fruttare” sull’unico eventualmente a disposizione.

 

A questo proposito, perché andare su altri centri addestramento?

Credo fermamente nella maturazione personale basata sul confronto di menti aperte, disposte alla verifica delle altrui esperienze, alla legittimazione delle proprie convinzioni ma anche alla capacità di rivederle o riadattarle, in particolar modo in un ambiente relativamente “familiare” ove tutti si conoscono ma che ha bisogno di uscire definitivamente dalla segregazione di un’attività che avvolge nel mistero le proprie “ricette” di cucina pronta a sfornarne i risultati nell’annuale appuntamento di Campionato.

 

Può chiarirci meglio questo concetto?

La nostra passione parte da una base importantissima di amanti cinofili pronta ad ampliare il proprio rapporto con il cane di casa in un’attività gratificante per entrambi.

Se guardiamo all’enorme successo che sta riscuotendo l’agility dog cogliamo immediatamente come principi di aggregazione, competizione e divertimento possano facilmente rinnovare il rapporto uomo-cane.

Portando gli stessi concetti nel working dog colgo la medesima occasione di rinfrescare uno sport ben più radicato e strutturato a livello internazionale ma che necessità di “riallargare” a quell’utenza di appassionati novizi che fatica ad integrarsi in un ambiente professionale discriminante verso delle classi entry-level.

 

Quali vantaggi ne sortirebbero?

Dal punto di vista personale sto perseguendo queste convinzioni nel mio centro di addestramento e posso garantire che il clima creatosi integra alla perfezione ogni tipologia di conduttore; ognuno di essi ha la consapevolezza dell’obiettivo da raggiungere e la possibilità di confrontarsi periodicamente sui risultati via via ottenuti anche su altri campi. E’ importante ricordare che ogni sfida è anzitutto con noi stessi è il massimo risultato che possiamo raggiungere è raggiungere il massimo che il nostro fedele amico può darci. Certamente tutto questo si basa e parte dalla sicurezza dei miei mezzi e dalla qualità del lavoro che esprimo… gratificato infine dai risultati che la “squadra” raccoglie.

 

E gli altri centri la stanno seguendo in questo progetto?

Ho avviato questo progetto di “interscambio” con centri gestiti da giovani professionisti in zona ma anche in altre regioni e la cosa sta prendendo piede; del resto sia l’Enci che la nostra associazione Aiad sono sensibilizzati sull’argomento e l’ultimo editoriale di C. Grosso sulla rivista “I nostri Dobermann” sollecita proprio la necessità di una maggiore differenziazione tra il brevetto d’ingresso ed i successivi che oggi risulta appiattita nelle prove di IPO. L’attivazione della prova di BH conferma tale tendenza.

Non dimentichiamo infine che le prove di lavoro fungono da importantissimo strumento di selezione e ad ogni contrazione del campione a disposizione corrisponde una pericolosa perdita di efficienza di tale leva.

 

Per concludere, a chi deve la sua formazione?

Anzitutto ai miei genitori e al riconosciuto allevamento che hanno creato: la mia attività è il naturale proseguimento di una consolidata passione di famiglia che ha positivamente favorito lo sviluppo della mia formazione in un ambiente di cui già facevo parte.

Professionalmente parlando sono cresciuto con Arturo Spada, Leandro Giorgini e Carmelo Sesto ed oggi cerco di mantenermi aggiornato con il confronto e, soprattutto, con il lavoro che quotidianamente aggiunge stimoli all’esplorazione di quell’universo complesso quale è il cane.